Dal Sito: Italia che Cambia
Corto Circuito, un cantiere di permacultura e resilienza a Roma
Sequestrato e sgomberato nel mese di ottobre, il Centro sociale Corto Circuito di Roma ha rappresentato per 26 anni un punto di riferimento per volontari e attivisti fino a divenire, negli ultimi tempi, un cantiere didattico permanente di permacultura ed un eccellente esempio di riqualificazione territoriale urbana.
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La Permacultura Urbana avanza, si spinge oltre i vecchi confini della legittimità. Cerca un nuovo senso di territorio, di socialità. Il centro sociale Corto Circuito di Roma prorompe in questo cambiamento diffuso e silenzioso di chi si organizza per una nuova vita facendo emergere la reale possibilità per tutti di poter partecipare e decidere del dove, come e con chi si vuole esistere.
Dopo l’incendio di 4 anni fa il Corto Circuito, ormai 26 anni di età, è diventato un cantiere didattico permanente di Permacultura. Giovani e meno giovani hanno trafficato con utensili e materiali seguendo le indicazioni di insegnanti per costruire uno spazio resiliente. Per costruire un edificio con tecniche antiche, ecosostenibili e antisismiche. Legno, paglia, argilla, sabbia, bottiglie vuote e altro materiale di risulta e a basso impatto ambientale sono stati i componenti per tirare su il nuovo padiglione. L’edificio, il primo in ambito urbano progettato con la tecnica GREB in autocostruzione, risulta particolarmente avanzato nella sostenibilità energetica, ambientale e negli standard qualitativi dei materiali.
L’orto e le vasche di fitodepurazione completano il circuito di gestione delle acque, ossigenazione del terreno e autoproduzione di cibo aumentando la biodiversità e abbattendo gli inquinanti. Resiliente vuol dire che sopporta i cambiamenti violenti, come i terremoti. Come si fa ad ignorare tutto ciò?
Molti hanno colto e in poco tempo al Corto sono passati curiosi e tecnici anche internazionali. Hanno contribuito molti permacultori da Stefano Mattei a Luciano Furkas, Enrico Grillo e i tanti “in percorso attivo”, cioè chi impara facendo. Proprio l’idea del cantiere didattico permanente ne fa un’esperienza di eccellente riqualificazione territoriale urbana in cui ognuno può partecipare con maggiore consapevolezza alla costruzione di una esistenza responsabile, comunitaria e soddisfacente.
Il Corto Circuito dal 1990 vede frequentare generazioni di attivisti, volontari e militanti. Oggi si lotta per il Bene Comune, attraverso percorsi collettivi territoriali come Cinecittà bene comune, la Carovana delle periferie, Roma non si vende, il Diritto all’Abitare.
Inevitabilmente si discute di legalità e legittimità, di appropriatezza delle scelte.
Il margine è il laboratorio sociale che vede le istituzioni scollegate dai reali bisogni, i vuoti di responsabilità, gli interessi privatistici ma anche le nuove amministrazioni in via di assestamento e le realtà territoriali aggregative capaci di integrare nuovi modelli di cittadinanza attiva e creativa.
La creatività e la consapevolezza portano ad una visione integrata e dinamica più snella e facile cioè per tutti. Mentre il sistema attuale prevalente è predatorio e atomizzante, cioè isola, il fare concretamente insieme insegna relazioni sinergiche e restituisce fiducia. L’esperienza di un progetto di formazione continua partecipata fortifica il singolo e stringe le maglie della rete sociale.
Dopo l’incendio del 2002 gli uffici del patrimonio di Roma hanno impedito l’apertura del cantiere non attivando le pratiche richieste. Con la delibera 140 lo spazio è stato messo a bando secondo valore di mercato. Da qui la scelta di un percorso forse illegale ma probabilmente socialmente legittimo. Lo scorso 13 ottobre le forze dell’ordine eseguivano il sequestro dello spazio accusando un abuso edilizio riguardo un tendone in PVC eretto durante l’emergenza dell’incendio costringendo all’abbandono del cantiere. Tutto fermo, neanche poter proteggere la nuova costruzione. Poi il 20 Ottobre il corteo fino al Campidoglio pone la questione all’attenzione dell’assessore Mazzillo.
Per ora tutto tace. Ma i germogli di un esempio virtuoso, intelligente e innovativo non si possono sopprimere, l’humus è rigenerato. Siamo in tempi di cambiamento; ci si chiede come costruire con più efficienza, come abitare più eticamente, come valorizzare i territori, le periferie e come farlo insieme.
Il cantiere/laboratorio è ancora aperto, la progettazione permaculturale urbana romana dovrà integrare e inventare una nuova politica di condivisione.
Oggi 2 dicembre si terrà a Roma una tavola rotonda nella quale saranno chiamati a dialogare architetti, permacultori, sociologi, economisti ed istituzioni nella sala rossa della VII circoscrizione alle 14:30.
Video realizzato da Annalisa Jannone e dall’Agente del Cambiamento Jael Leibel per Italia che Cambia