A un mese dai sigilli, gli attivisti del Corto Circuito non si arrendono. Contro il sequestro, nei giorni scorsi sono stati depositati presso il Tribunale del riesame due ricorsi. Il primo contro la contestazione dei reati di disturbo alla quiete pubblica per attività organizzate nell’area e pubblico spettacolo non autorizzato in base alle vigenti norme di sicurezza. Il secondo riguarda i presunti abusi edilizi relativi al tendone realizzato dopo l’incendio che ha distrutto i locali nel 2012 e all’ecostruttura che avrebbe dovuto ospitare il ‘nuovo’ Corto Circuito.
“Nel primo caso sosteniamo l’insussistenza dei reati contestati che hanno portato al sequestro dell’area” spiega Marco Lucentini, l’avvocato difensore dello spazio sociale. “Per il disturbo alla quiete pubblica, gli accertamenti sono stati effettuati solo in occasione di iniziative all’aperto. Per il ‘pubblico spettacolo non autorizzato’ si tratta di attività svolte solo in via occasionale e per questo motivo senza necessità delle autorizzazioni richieste” continua il legale.
Per l’avvocato anche l’accusa di abuso edilizio non sussiste. “Siamo in possesso di tutta la documentazione che attesta che l’associazione assegnataria dello spazio ha avanzato tutte la richiesta del rilascio del permesso a costruire necessario per procedere all’edificazione” continua Lucentini. “Richiesta depositata in due occasioni: una nel 2014 e la seconda nel 2015. L’amministrazione non ha mai risposto. C’è una norma del 2011 che prevede che in questi casi si proceda per silenzio assenso: le autorità competenti avrebbero dovuto comunicare entro termini perentori il loro rifiuto. Ma questa cosa non è accaduta”. C’è anche un progetto, quello dell’ecostruttura in paglia e legno, “depositato presso il dipartimento capitolino e rimasto in un cassetto per tutto questo tempo”.
Non solo. Contestazioni sono state mosse anche per il tendone e per la cucina, quest’ultima preesistente all’incendio. “Queste due strutture erano già oggetto di un contenzioso con il municipio che aveva comunicato ai soggetti interessati il rilievo amministrativo di tali contestazioni” spiega l’avvocato. “Riguardavano la presentazione della Dia, che oggi ha preso il nome di Scia. Possono essere oggetto di sanzioni amministrative ma non penali”.
Intanto il tavolo con l’amministrazione capitolina annunciato dagli attivisti dopo il corteo del 22 ottobre scorso, al termine del quale una delegazione aveva incontrato l’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo, non è ancora iniziato. A distanza di un mese dai sigilli, il futuro del Corto Circuito resta incerto.
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